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I thesauri tra cataloghi e Web
Firenze. Istituto degli Innocenti : 6 febbraio 2009
Il Thesauro di economia e scienze sociali della nostra Biblioteca è uno strumento di indicizzazione sviluppato a partire dal 1992 nell'ambito delle attività di catalogazione della biblioteca stessa. Il nostro thesauro è uno strumento strettamente legato alla attività della nostra biblioteca, sia per quanto riguarda l'indicizzazione sia sul versante dell'utilizzo della collezione. Il Thesauro è una parte del nostro sistema di indicizzazione che prevede anche l'impiego dei termini per esprimere il contenuto dei singoli documenti attraverso una struttura formalmente organizzata, che tendenzialmente dovrebbe essere unica perché espressiva dell'intero documento.
Il thesauro si trova quindi a svolgere prima di tutto la funzione di indice terminologico delle descrizioni semantiche dei documenti. Sul lato invece della ricerca la struttura sindetica del thesauro stesso consente agli utenti e, soprattutto, alle persone addette al reference di individuare i termini più adatti a rispondere alle esigenze informative. Il thesauro quindi non si presenta come uno strumento autonomo in grado da solo di rappresentare i documenti. I documenti nel nostro sistema possono essere rappresentati solo da frasi titolo, formalizzate in stringhe strutturate. L'insieme dei termini che compongono una frase titolo non è in sé rappresentativo del documento.
Le scelte sulla forma dei termini e sulla fattorizzazione sono in linea con lo standard ISO 2788/1986, cioè con la versione inglese del 1986, vigente al momento dell'avvio del thesauro. A quel momento punto di riferimento per le scelte terminologiche è stata la British National Bibliography, che allora adottava il PRECIS.
Successivamente si è tenuto conto sia della traduzione italiana dello standard, sia dei manuali di Aitchinson che a nostro parere rappresentano la continuità della miglior tradizione sui thesauri.
Il thesauro è cresciuto in base allo sviluppo della collezione. Quasi tutti i termini inseriti sono legati a documenti indicizzati. Le uniche eccezioni sono dovute a necessità di colmare lacune nella gerarchia.
I termini presenti nel thesauro sono circa 6000, dei quali 384 non accettati e 120 etichette di nodo. Il thesauro comprende anche termini relativi ad entità individuali, le cosiddette, con terminologia di carattere estensivo, "classi di uno". Questi nomi propri rappresentano circa il 15% dei termini. La quantità dei termini è cresciuta di circa il 10% negli ultimi 5 anni, a dimostrazione della stabilità della nostra collezione e della sostanziale maturità del nostro thesauro. L'aggiornamento avviene in modo continuo sulla base alle nuove acquisizione della biblioteca. I livelli gerarchici arrivano sino a 14.
Il significato dei termini del nostro thesauro è nel loro uso. Prima di tutto nel loro impiego all'interno delle stringhe di soggetto. Il significato delle stringhe di soggetto sono i documenti cui sono applicate. Solo attraverso la mediazione dei soggetti i termini del thesauro possono essere riferiti ai documenti. In realtà l'OPAC mostra collegamenti diretti tra termini e documenti, mentre non evidenzia quelli tra termini e stringhe di soggetto, ma questo è dovuto solo a limiti del software. Un termine o insiemi di termini nel nostro thesauro non significano dei documenti; solo quando sono sintatticamente uniti per costruire una "proposizione" (stringa titolo tradotta in stringa di soggetto) possono svolgere questo ruolo. In base a questo assunto i termini non sono mai accompagnati da note di tipo definitorio. Anche le note d'uso sono molto limitate, ritenendo che la specializzazione del thesauro fosse, nella maggior parte di casi, sufficiente a dar conto delle limitazioni nell'accezione di termini potenzialmente utilizzabili in modo più esteso di quello per noi rilevante. Nei casi invece di termini potenzialmente ambigui la cui accezione non sia chiaramente deducibile dal contesto d'uso, ricorriamo alla disambiguazione.
Molto frequenti sono i termini composti da vari sintagmi, in particolare per descrivere organizzazioni caratterizzate dall'attività svolta. In questi casi si è scelto di considerare come termini unitari costrutti a volte "artificiali" allo scopo di privilegiare la specificità nell'indicizzazione rispetto all'economia dei termini.
Un altro aspetto importante del nostro thesauro è la transitività di tutte le relazioni gerarchiche, tranne poche eccezioni. Nel confronto con SKOS questo ha assunto un ruolo di rilievo perché nella più recente versione questo strumento propone la differenziazione tra relazioni gerarchiche transitive e non transitive. La non transitività, a nostro parere, delle relazioni gerarchiche nei thesauri deve essere evitata. Anzi potremmo dire che la transitività della relazione BT/NT è una caratteristica distintiva. Nel nostro caso, l'unica eccezione alla transitività della relazione gerarchica si ha nel caso delle opere che sono subordinate al loro autore. È un'eccezione che continuiamo a mantenere anche se sarebbe meglio poter utilizzare una relazione specifica, oppure lasciare alle stringhe di soggetto la gestione di questo caso ricollocando le opere nella gerarchia loro più adeguata in base al genere.
La struttura è basata su un numero limitato di categorie, rappresentative dei ruoli fondamentali dei termini determinati dal loro uso concreto nell'espressione delle frasi titolo. I singoli termini sono strutturati, quando possibile ed utile, in base a raggruppamenti (array). Il criterio utilizzato per l'individuazione dei raggruppamenti è quello derivante dall'analisi per faccette, reinterpretato per i thesauri. Le categorie individuate sono:
Le categorie nella nostra interpretazione non sono i ruoli degli elementi che compongono una stringa di soggetto (cfr. Ranganathan), ma le parti, non ulteriormente riducibili, di cui si compone un enunciato nel linguaggio naturale (cfr. PMEST, ma il riferimento non è agli argomenti dei documenti):
Attributi = ciò che si percepisce dell'oggetto dell'osservazione/caratteristica ad esso attribuita
Entità = ciò che può essere motore di un'azione, o subirla — funzioni logiche: soggetto/complemento oggetto
Azioni = ciò che si predica dell'agente — funzione logica: predicato
Spazio e Tempo = dimensioni in cui si svolgono le azioni
In realtà vi è la consapevolezza che a stretto rigore spazio e tempo potrebbero essere assorbiti dalle altre categorie, ma si è scelto di mantenere i termini di queste due aree separati dagli altri per il ruolo peculiare che svolgono sia nell'indicizzazione che nella ricerca. Le cinque categorie si suddividono in sottocategorie tranne la prima, che presenta già al primo livello gerarchico solo dei raggruppamenti.
A proposito degli insiemi di termini identificati in base ad una etichetta, cioè le faccette e i raggruppamenti nella nostra accezione, nel nostro thesauro i termini appartenenti ad essi non sono considerati subordinati all'etichetta stessa, ma al termine che queste strutture organizzano. Questo è un aspetto in sé non significativo nel contesto del software attualmente, ma molto rilevante dal punto di vista della struttura del sistema. L'uso di faccette e di raggruppamenti nel nostro thesauro è molto esteso e rilevante. Particolare attenzione è stata posta ad individuare i criteri in base a cui individuare i raggruppamenti stessi e il loro ordine di impiego.
Nel nostro contesto, quello dei thesauri, le faccette — se vogliamo usare questo termine in senso distinto dalle categorie — non sono "termini generici che indicano qualsiasi componente — sia esso un soggetto semplice o isolato — di un soggetto composto, e anche le rispettive forme, termini e numeri ordinati" (Ranganathan), e nemmeno classi di termini ordinate in base a un principio (ingl. sets), ma sono determinate dai "punti di osservazione" assunti dal parlante nel nominare un oggetto-riferimento in un modo anziché in un altro (cfr. significato comune, derivato dall'ambito gemmologico, dell'ingl. facet = it. faccetta). Sono in sostanza l'aspetto in base al quale associamo un termine al suo significato nel linguaggio naturale (un oggetto-riferimento può essere "parallelepipedo" in base alla sua forma esteriore, "carta" in base al materiale, "quaderno" in base alla struttura, "libro" in base alla funzione [in quanto unione di contenuto intellettuale e supporto], "romanzo" in base alla sua funzione [in quanto contenuto testuale strutturato in un certo modo], ecc.).
Di conseguenza, anche il processo di analisi a faccette è stato ripensato. Le faccette non sono i termini che risultano dall'analisi a faccette, ma i criteri in base ai quali l'analisi a faccette avviene: il concetto di faccetta per noi dipende strettamente dal lavoro di analisi, per cui non parliamo tanto di "faccette", quanto piuttosto di "analisi a faccette". L'analisi semantica si applica all'atto della significazione (come mai nell'atto di indicare un oggetto-riferimento lo chiamiamo in quel modo anziché negli altri possibili? Su quale caratteristica di quell'oggetto di conoscenza vogliamo attirare l'attenzione del nostro interlocutore nell'atto di comunicare?).
Nel nostro thesaurus le faccette servono per suddividere termini che condividono lo stesso termine superiore — e perciò possono essere sostituiti con lo stesso —, in base ai punti di vista assunti nella scelta da parte di chi comunica di impiegare un termine anziché un altro per identificare un "oggetto-riferimento" cui in ultima istanza si riferisce il soggetto di un documento.
Le faccette sono: principi di organizzazione dei termini elencati alfabeticamente in ogni raggruppamento (ingl. array).
Le faccette devono essere stabilite in base a un esame accurato del significato sia dei termini più generali, sia dei termini più specifici. Non sono le faccette individuate a specificare il significato del termine sovraordinato, ma è ciascun termine a costituire genericamente una specificazione del termine sovraordinato.
Le faccette possono essere espresse per mezzo di etichette di nodo (ingl. node label), formulazioni verbali introdotte all'interno della gerarchia di termini per chiarire i fondamenti logici della divisione delle classi — i BT — nelle loro specie — i NT. Preferiamo "indicatore di faccetta" a "etichetta di nodo" in quanto si riferisce esplicitamente alla funzione delle etichette di nodo. Nel nostro thesaurus ogni etichetta esprime una e una sola faccetta.
Le faccette possono anche essere espresse da un termine (es. Strumenti
). Preferiamo non sovrapporre "faccetta" e "top term" (nel nostro thesaurus le faccette stanno ai top term come i principi di divisione stanno ai termini). Inoltre, usiamo il termine "faccetta" sia con riferimento alle faccette (principio di divisione), sia con riferimento alle sottofaccette (principio di organizzazione), per definire le stesse a qualsiasi livello della gerarchia, mentre assegniamo un nome diverso ai due risultati dell'applicazione dell'analisi a faccette: "divisioni" sono i termini che vengono individuati in base a un criterio e "raggruppamenti" sono i termini semanticamente affini che si trovano sotto un'etichetta di nodo.
Il criterio di ordinamento delle faccette (essenziale anche nella classificazione) è lo schema per l'analisi a faccette per una corretta collocazione dei termini a tutti i livelli della gerarchia in un thesaurus terminologico come il nostro. Per es., per le Entità abbiamo individuato nell'attività il criterio in base al quale determinare le principali classi di entità. In questo modo si stabilisce una progressione di termini: in testa, la classe delle Personalità (massima capacità di agire consapevolmente per modificare la realtà), in fondo, la classe delle entità su cui le azioni si imprimono (Materia) e che esistono solo in relazione ad altre azioni (Conseguenze e Cause):
in base al ruolo attivo (= capacità di modificare consapevolmente la realtà)
= Personalità
in base alla capacità di modificare la realtà, ma inconsapevolmente
= Organismi
in base alla funzione
= Strumenti
in base al ruolo passivo (= tendenza a subire l'azione)
= Oggetti
in base al ruolo passivo (= tendenza a subire l'azione)
= Materia
in base ai risultati ottenuti
= Conseguenze
in base al giudizio
= Cause
La gerarchia dei termini si basa dunque su due principi:
Per chiarire questi aspetti ricorrerò ad un esempio.
Esempio:
Termine : IMPRESE BT Organizzazioni Usato per : *Aziende RT Informazioni sulle imprese RT Cultura aziendale RT Gestione
L'ordine di citazione seguito nel collocare i termini che indicano imprese è:
Imprese Ind. faccetta: [Imprese in base al settore] NT Imprese per la produzione di beni di lusso NT Imprese artigiane NT Istituzioni finanziarie NT Aziende agrarie NT Imprese di comunicazione NT Industrie NT Imprese di servizi NT Imprese edili NT Imprese di logistica Ind. faccetta: [Imprese in base al fine] NT Imprese con intensa attività di ricerca e sviluppo Ind. faccetta: [Imprese in base alla proprietà] NT Imprese familiari NT Imprese a partecipazione pubblica NT Imprese di mafiosi sotto sequestro NT Imprese private NT Imprese pubbliche Ind. faccetta: [Imprese in base alle dimensioni] NT Piccole e medie imprese NT Piccole e medie imprese in crisi NT Medie imprese NT Piccole e medie imprese ad alta tecnologia NT Piccole imprese NT Grandi imprese NT Grandi imprese insolventi Ind. faccetta: [Imprese in base all'organizzazione] NT Gruppi di imprese NT Sistemi di imprese NT Imprese manageriali NT Imprese multinazionali RT Industrie chimiche multinazionali NT Asea Brown Boveri Ind. faccetta: [Imprese in base al ruolo nei mercati] NT Cartelli internazionali Ind. faccetta: [Imprese in base alla redditività] NT Imprese in crisi NT Imprese insolventi Ind. faccetta: [Imprese in base al tempo] NT Nuove imprese
Nella nota al termine Industrie
abbiamo, per esempio, ritenuto utile esplicitare il criterio di precedenza per la scelta corretta del termine superiore:
Termine : INDUSTRIE Sono imprese di produzione che impiegano macchine e un'organizzazione del lavoro articolata. I termini più specifici sono organizzati secondo un ordine di precedenza secondo cui le industrie sono denominate anzitutto in base al bisogno che soddisfano (per es. Industrie dell'abbigliamento indica le industrie che producono per l'abbigliamento; Industrie alimentari designa le industrie che producono per l'alimentazione umana), e secondariamente in base al prodotto (per es. Industrie petrolifere (industrie di prodotti petroliferi); Industrie chimiche (industrie di prodotti chimici); Industrie automobilistiche (industrie che producono automobili)). Usato per : *Industria manifatturiera, *Settore secondario, *Aziende industriali, *Industria, *Imprese industriali RT Produzione RT Cultura industriale RT Prodotti industriali RT Industrializzazione RT Organizzazione industriale
Il risultato è quindi:
Ind. faccetta: [Industrie in base al bisogno che soddisfano] NT Industrie di trasporto NT Industrie dell'abbigliamento NT Industrie agro-alimentari Ind. faccetta: [Industrie in base al prodotto] NT Industrie aeronautiche NT Industrie aerospaziali NT Industrie calzaturiere NT Industrie chimiche NT Industrie cinematografiche NT Industrie conciarie NT Industrie degli armamenti NT Industrie delle macchine agricole NT Industrie di articoli per lo sport NT Industrie discografiche NT Industrie farmaceutiche NT Industrie per la produzione di apparecchi medicali NT Industrie per la produzione di apparecchiature fotografiche NT Industrie per la produzione di apparecchiature idrotermosanitarie NT Industrie per la produzione di articoli in gomma e materie plastiche NT Industrie per la produzione di articoli per la casa NT Industrie per la produzione di elettrodomestici NT Industrie per la produzione di fibra di vetro NT Industrie per la produzione di laterizi NT Industrie per la produzione di macchine e apparecchi elettrici NT Industrie per la produzione di motori di aviazione NT Industrie per la produzione di occhiali NT Industrie per la produzione di penne e matite NT Industrie per la produzione di spazzole, pennelli e scope NT Industrie petrolifere NT Industrie tessili NT Mobilifici NT Vetrerie
Quello che segue è una breve presentazione di alcuni aspetti di SKOS basata in gran parte sulla documentazione elaborata dal gruppo di sviluppo di SKOS stesso, documentazione reperibile sul sito del progetto.
Simple Knowledge Organization System (SKOS) è un modello di organizzazione dei dati finalizzato alla condivisione e al collegamento di "sistemi di organizzazione della conoscenza" (KOS) attraverso Web. Le applicazioni cui SKOS è elettivamente destinato riguardano un insieme di KOS utilizzati nell'indicizzazione semantica come i thesauri, le tassonomie, gli schemi di classificazione, i sistemi di intestazioni per soggetti e così via. A parere degli estensori di SKOS questi sistemi condividono delle strutture simili e sono usati in applicazioni con forti affinità. Intento di SKOS è quello di individuare e rendere esplicite queste similarità con il fine di poter condividere sia i dati che le soluzioni tecnologiche all'interno di applicazioni diverse.
L'impiego di SKOS consente di identificare ogni concetto con una URI. Ogni concetto può essere "qualificato" con delle stringhe lessicali derivanti da una o più lingue, alle quali possono essere aggiunti anche dei notazioni (codici). Ad ogni concetto possono fare riferimento vari tipi di note che ne documentano il significato, l'uso o la storia all'interno del sistema. I concetti possono essere collegati tra loro in modo da creare delle gerarchie informali o delle reti associative. I concetti sono aggregati all'interno di "schemi di concetti". Altre forme di aggregazione corrispondono ai raggruppamenti dei sistemi di indicizzazione a faccette. Infine SKOS consente di definire dei legami tra KOS diversi in modo che i concetti di uno siano mappati su quelli dell'altro.
È importante comprendere che SKOS, pur condividendo molte caratteristiche formali con i veri e propri OWL destinati ad esprimere delle affermazioni conoscitive riguardo ad un determinato dominio, non può essere considerato un linguaggio per la rappresentazione formale di conoscenze.
Gli elementi del modello di dati di SKOS sono classi e proprietà, la cui integrità è determinata dalle caratteristiche logiche e dall'interdipendenza delle classi e delle proprietà stesse. La distinzione è molto importante. Infatti una vera e propria "ontologia" si concretizza in un insieme di assiomi e di attestazioni fattuali, mentre gli strumenti di indicizzazione che SKOS intende tradurre in una struttura formale presentano una natura molto diversa. Thesauri, classificazioni e soggettari non fanno nessuna asserzione sul mondo e non definiscono alcun assioma. Per come vengono interpretati dagli estensori di SKOS, questi strumenti si compongono di insiemi di diverse "idee" o "significati", denominati in alcuni contesti concetti, che possono essere organizzati secondo varie strutture, spesso in base a gerarchie e reti di associazioni. Queste strutture non rappresentano però alcun tentativo di fare affermazioni riguardo il mondo, cioè non corrispondono ad alcuna semantica. Lo scopo di queste strutture è unicamente di rappresentare in modo "comodo" degli ambiti disciplinari, allo scopo di poter recuperare degli oggetti, dei documenti. L'applicazione di SKOS non trasforma di per sé uno strumento di indicizzazione in una ontologia. Per ottenere ciò bisognerebbe fare un grande lavoro per aggiungere, a ciò che è già insito negli strumenti di partenza, assiomi e relazioni fattuali.
In ogni caso, anche senza trasformare gli strumenti di indicizzazione in ontologie, degli utili risultati possono essere ottenuti attraverso l'impiego del linguaggio creato per la formalizzazione di queste. SKOS fa proprio questo, riconosce che thesauri e classificazioni non sono delle ontologie, ma li tratta "come se" lo fossero. Pensiamo sia molto importante attirare l'attenzione su questo punto. L'affermazione va presa molto sul serio. In un contesto come quello del Web semantico questa affermazione può essere vista come una diminuzione di valore, ma se letta da un altro punto di vista consente di gettare una luce sui reali limiti di qualsiasi struttura voglia definirsi KOS. Quando abbiamo cominciato a valutare SKOS, visto che già avevamo maturato la convinzione che l'indicizzazione fosse un'attività esclusivamente semiotica, è subito venuto in mente che la S premessa a KOS potesse essere intesa non come la lettera iniziale di simple, ma come prefisso privativo, cioè che SKOS significasse, al di là delle intenzioni di chi lo ha sviluppato, "non KOS".
I concetti all'interno di SKOS sono gli individui, mentre le relazioni sono asserite come fatti che li concernono, fatti che però non devono essere pensati come riguardanti il mondo ma soltanto lo strumento di indicizzazione stesso, thesauro o classificazione che sia. Ci si riferisce esclusivamente al "fatto" che: "il concetto X ha come termine preferito Y
e che fa parte del thesaurus Z", senza nulla voler asserire a proposito di come sia il mondo studiato dalla disciplina cui il thesauro si riferisce.
Fatte queste premesse generali passiamo a parlare di come SKOS esprime thesauri, classificazioni, soggettari. La struttura si base sulle triplette di RDF. Il grafo seguente esprime alcune affermazioni riguardo un certo thesauro:
<A> rdf:type skos:Concept ; skos:prefLabel "amore"@it ; skos:altLabel "adorazione"@it ; skos:broader <B> ; skos:inScheme <S> . <B> rdf:type skos:Concept ; skos:prefLabel "emozione"@it ; skos:altLabel "sentimento"@it ; skos:topConceptOf <S> . <S> rdf:type skos:ConceptScheme ; dc:title "Thesauro di psicologia" ; skos:hasTopConcept <B> .
Il vocabolario di SKOS vocabulary è un insieme di URI, elencate nella seguente tabella:
URI skos:Concept skos:ConceptScheme skos:inScheme skos:hasTopConcept skos:topConceptOf skos:altLabel skos:hiddenLabel skos:prefLabel skos:notation skos:changeNote skos:definition skos:editorialNote skos:example skos:historyNote skos:note skos:scopeNote skos:broader skos:broaderTransitive skos:narrower skos:narrowerTransitive skos:related skos:semanticRelation skos:Collection skos:OrderedCollection skos:member skos:memberList skos:broadMatch skos:closeMatch skos:exactMatch skos:mappingRelation skos:narrowMatch skos:relatedMatch
Tutte le URI nel vocabolario di SKOS sono create aggiungendo un nome locale (per esempio prefLabel
) alla URI del namespace di SKOS.
Lo scopo di SKOS risulta da queste definizioni ben chiaro: costruire all'interno del contesto del Semantic Web per formalizzare in modo semplice gli strumenti di indicizzazione e le classificazioni esistenti. Questo intento viene perseguito avendo come punto di riferimento RDF, cioè la più diffusa delle metodologie pensate per rappresentare le conoscenze su degli oggetti. Penso che pochi non siano d'accordo sull'utilità di disporre di uno strumento semplice per rappresentare le conoscenze cumulate nei nostri strumenti di indicizzazione, anche se non si condividono i presupposti e le impostazioni di questo lavoro.
Ripendendo quanto già detto, l'elemento centrale dell'impianto di SKOS è <concept>
che rimanda evidentemente ai concetti definiti in SKOS stesso come "units of thought [Willpower glossary], ideas, meanings, or (categories of) objects and events which underlie many knowledge organization systems [SKOS-UCR]. As such, concepts exist in the mind as abstract entities which are independent of the terms used to label them". La scelta di portare al centro del sistema le "unità di pensiero" ha una serie di importanti conseguenze rispetto alla struttura generale dei sistemi formalizzati in SKOS, alle relazioni esprimibili al loro interno e al loro significato. I concetti, in questo contesto, sono assunti come entità dotate di significato esterno al linguaggio di indicizzazione stesso. Pertanto le relazioni tra gli stessi possono essere definite in modo oggettivo. I concetti in quanto esistenti al di là del linguaggio hanno tra loro delle relazioni a priori che basta evidenziare. La sinonimia in SKOS non viene risolta con una relazione, proprio perché l'oggetto delle relazione sono i concetti e non i termini. Un concetto può essere rappresentato da più termini o simboli, dei quali uno viene privilegiato perché contrassegnato come preferito.
Noi, pur avendo deciso di produrre una rappresentazione del Thesauro di economia e scienze sociali in SKOS, dissentiamo recisamente da questa scelta. Come detto parlando del nostro thesauro noi pensiamo che gli elementi fondamentali dei thesauri siano i termini, il cui significato è determinato dall'uso che può essere fatto nella concreta comunicazione agli utenti (intesi nella più ampia accezione del termine) all'interno del sistema di indicizzazione cui si fa riferimento.
La scelta di SKOS porta il sistema a dipendere da supposte entità indipendenti della cui realtà è difficile dire qualcosa. Infatti i concetti di SKOS non possono essere di natura psicologica, perché sarebbero confinati nelle menti di ognuno di coloro che li pensasse. Anche attribuire loro l'appartenenza ad un "terzo mondo", come i concetti di Frege, è una scelta ben ardua. Le conseguenze poco felici di questa impostazioni risultano molto evidenti nel caso di thesauri multilingue, dei quali si è occupata la nostra collega Laura Ballestra in un convegno del 2008.
Un altro limite è posto da XML, linguaggio ottimo per descrivere documenti, ma limitato quando oltre a proprietà sia utile attribuire metodi.
Il thesauro, oltre ad essere impiegato all'interno dell'OPAC, può essere consultato anche autonomamente grazie ad un'applicazione che consente la ricerca dei termini, la visualizzazione delle schede, la navigazione e la presentazione dell'intera struttura gerarchica. Questa applicazione utilizza un un output dei dati in formato XML sulla base dello "schema" di SKOS. La trasformazione dei file avviene attraverso file XSLT.
Nella visualizzazione della gerarchia viene utilizzato un approccio a pagina singola che permette di espandere l'albero del thesauro in modo incrementale. È previsto uno sviluppo per la visualizzazione contestuale delle relazioni non gerarchiche e delle note d'uso e definitorie. Sia nella visualizzazione delle schede relative ai singoli termini che nella visualizzazione della gerarchia, viene applicato il criterio che i termini appartenenti a raggruppamenti sono gerarchicamente subordinati ai termini cui questi raggruppamenti si riferiscono. Pertanto la visualizzazione evidenzia i raggruppamenti, ma non li tratta come equivalenti a termini.
Il thesauro può essere consultato all'indirizzo: <http://www.biblio.liuc.it/scripts/thesauro/>.
Record SKOS:
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Il Thesauro di economia e scienze sociali della Biblioteca Rostoni e SKOS / Piero Cavaleri, Luisa Venuti = (I thesauri tra cataloghi e Web : Firenze. Istituto degli Innocenti : 6 febbraio 2009) = (ISKO Italia. Documenti) — <http://www.iskoi.org/doc/thesauri4.htm> : 2009.02.17 -